Conus tutus (Monterosato, 1917)

 

 

 

Notes relating to Conus tutus (Monterosato, 1917)

 

Alessandro Zanzi

 

alessandro.zanzi.57@gmail.com

 


 

Abstract

The discovery of a specimen of Conus from the Tyrrhenian of Calabria gave the cue to re-examine Conus tutus (Monterosato, 1917) and propose to consider it as a valid species

Keywords

Conus; Pleistocene; Tyrrhenian; Monterosato

 


 

 

Monterosato(1) scrisse: “Un esemplare del quaternario di Bu Aìsa (Sormàn - Libia). Non è il C. vayssierei, Pallary, vivente o estinto da poco. Il C. tutus appartiene al gruppo del ventricosus (Bronn, 1831), ch’è una forma più antica del pliocene e che non esiste allo stato vivente.”

Alt. mill. 25, larghezza 18

 

Nel suo articolo del 1917 “Molluschi viventi e quaternari raccolti lungo le coste della Tripolitania dall’ing. Camillo Crema”, Monterosato(1) indicò questo esemplare come appartenente al gruppo del Conus ventricosus fossile (Bronn, 1831), e ancora oggi è considerato un sinonimo del Conus ventricosus. Purtroppo, l’immagine riportata da Monterosato non è molto dettagliata e, sebbene la morfologia sia ben delineata, la colorazione non può messere valutata con accuratezza, anche se la presenza di tratti chiari abbastanza allungati sia distinguibile. Non è stato però possibile ottenere ulteriori immagini di questo esemplare, poiché l’esemplare descritto come Conus tutus non è più reperibile nella Collezione Monterosato tenuta presso il Museo Civico di Roma inoltre, come mi è stato comunicato nell’agosto 2022 da Dott. Massimo Apolloni.

 

Fortunatamente, nell’ottobre del 2008, nel forum Natura Mediterraneo è stato illustrato un esemplare rinvenuto nelle vicinanze di Reggio Calabria, che è del tutto simile all’esemplare libico del Conus tutus. La morfologia di entrambi gli esemplari si discosta notevolmente da quella del Conus ventricosus, anche se l’aspetto dell’ultimo giro potrebbe trarre in inganno, tanto che la correlazione con il C. ventricosus appare quanto meno frettolosa e basata sull’errata convinzione che il Conus ventricosus sia la sola specie sopravvissuta nel Mar Mediterraneo, mentre al contrario oggi sembra evidente che le specie di Conus ancora viventi nel Mar Mediterraneo siano più numerose.

 

Ma per tornare al Conus tutus, l’analogia della peculiare colorazione presente sulla spalla tra l’esemplare italiano di Conus tutus e il Conus parvicaudatus var. taurotessellata Tav. III n. 27 (Fig. 2) è un elemento introvabile in altre specie del Mar Mediterraneo; anche la colorazione dell’ultimo giro mostra importanti analogie, con la presenza di linee spirali di colore bianco di forma molto allungata sia nell’esemplare di Conus parvicaudatus del Miocene sia nel Conus tutus del Tirreniano, mentre nel caso del Conus ventricosus parti bianche sono decisamente più corte e formano praticamente delle macchie. Una colorazione simile si trova solo in alcuni esemplari di Conus glaucus, una specie che vive nelle Filippine e in Indonesia.

 

Passando ad esaminare la morfologia, Sacco scrisse: “Questa forma si avvicina assai per alcuni caratteri allo Stephanoconus bredai per modo che quasi ne parrebbe una varietà senza tubercoli; d'altra parte si accosta pure moltissimo ad alcune varietà del Chelyconus avellana, per modo che, anche in considerazione del mediocre stato di conservazione dei fossili, rimango per ora alquanto incerto nella determinazione della forma in esame. Quanto alle colorazioni che appaiono in alcuni esemplari esse sembrano avvicinare questa forma ai Lithoconus, ricordando ad esempio quella del L. litteratus; ma quando mancano i colori, variando molto i caratteri di forma, i limiti di questa variabilissima specie divengono assai incerti.”

 

Un'altra specie del Tirreniano è il Conus testudinarius, che ha una colorazione di fondo bianca con macchie scure sparse che possono anche arrivare a ricoprire gran parte dell'ultimo giro, determinando a volte anche delle fasce. Si potrebbe pensare che vi siano delle linee spirali di colore bianche, ma queste sembrano essere determinate piuttosto dalla mancanza di colore nelle zone scure. Al contrario, il Conus tutus mostra una colorazione scura con fasce longitudinali chiare e linee  bianche chiaramente allineate lungo linee spirali e, cosa importante, sono ben individuabili anche nelle zone chiare. L'ultimo giro è inoltre ben diverso: il profilo delle pareti è lineare o leggermente convesso nel Conus testudinarius mentre è decisamente ventricoso nel Conus tutus. Anche la spira è decisamente diversa, con il profilo diritto a l'apice appuntito nel Conus testudinarius, decisamente bassa ed arrotondata con l'apice prominente nel Conus tutus.

 

La spira molto bassa, che ne ha determinato il nome della specie (C. parvicaudatus) e la ventricosità dell’ultimo giro sono ulteriori elementi a supporto della relazione tra il Conus tutus e il Conus parvicaudatus.

Ritengo pertanto che il Conus tutus possa essere considerato un discendente del Conus parvicaudatus, una specie fossile presente dal Miocene Inferiore, e che si debba considerare il Conus tutus come specie valida, non in relazione con il Conus ventricosus.

 


 

Monterosato(1) wrote: “A specimen of the Bu Aìsa quaternary (Sormàn - Libya). It is not C. vayssierei, Pallary, living or recently extinct. C. tutus belongs to the ventricosus group (Bronn, 1831), which is an older form than the Pliocene and which does not exist in the living state.”

Height 25 mm., width 18 mm.

 

In his 1917 article “Molluschi viventi e quaternari raccolti lungo le coste della Tripolitania dall’ing. Camillo Crema”, Monterosato(1) indicated this specimen as belonging to the fossil Conus ventricosus group (Bronn, 1831), and still today it is considered a synonym of the Conus ventricosus. Unfortunately, the image reported by Monterosato is not very detailed and, although the morphology is well defined, the color cannot be accurately evaluated, even if the presence of fairly elongated light strokes is distinguishable. However, it was not possible to obtain further images of this specimen, since the specimen described as Conus tutus is no longer available in the Monterosato Collection held at the Civic Museum of Rome furthermore, as I was informed in August 2022 by Dr. Massimo Apolloni .

 

Fortunately, in October 2008, in the Natura Mediterraneo forum, a specimen found in the vicinity of Reggio Calabria was illustrated, which is completely similar to the Libyan specimen of Conus tutus. The morphology of both specimens differs considerably from that of Conus ventricosus, even if the appearance of the last whorl could be misleading, so much so that the correlation with C. ventricosus appears at least hasty and based on the erroneous belief that Conus ventricosus is the only species that survived in the Mediterranean Sea, while on the contrary today it seems evident that the species of Conus still living in the Mediterranean Sea are more numerous.

 

But to return to Conus tutus, the analogy of the peculiar coloring present on the shoulder between the Italian specimen of Conus tutus and Conus parvicaudatus var. taurotessellata (Sacco, 1893) Plate III no. 27 (Fig. 2) is an element that cannot be found in other species of the Mediterranean Sea; also the colouration of the last whorl shows important analogies, with the presence of white spiral lines with a very elongated shape both in the specimen of Conus parvicaudatus from the Miocene and in the Conus tutus from the Tyrrhenian, whilst in the case of Conus ventricosus the white parts are decidedly shorter and practically form spots. A similar coloring is found only in some specimens of Conus glaucus, a species that lives in the Philippines and Indonesia.

 

Moving on to examine the morphology, Sacco wrote: “This form is very similar in some characters to Stephanoconus bredai so that it would almost seem like a variety without tubercles; on the other hand, it is also very close to some varieties of Chelyconus avellana, so that, also in consideration of the mediocre state of conservation of the fossils, I remain for the moment rather uncertain in determining the form under examination. As for the colors that appear in some specimens, they seem to bring this form closer to Lithoconus, recalling, for example, that of L. litteratus; but when the colors are missing, the shape characters vary greatly, the limits of this very variable species become very uncertain.

 

Another species of the Tyrrhenian is Conus testudinarius, which has a white background color with scattered dark spots which can even cover most of the last whorl, sometimes also determining bands. One might think that there are spiral lines of white color, but these appear to be determined rather by the lack of color in the dark areas. On the contrary, Conus tutus shows a dark coloration with light longitudinal bands and white lines clearly aligned along spiral lines and, importantly, they are clearly identifiable even in the light areas. The last whorl is also very different: the profile of the walls is linear or slightly convex in Conus testudinarius while it is decidedly ventricular in Conus tutus. Even the spire is decidedly different, with a straight profile with a pointed apex in Conus testudinarius, decidedly low and rounded with a prominent apex in Conus tutus.

 

The very low whorl, which has determined the name of the species (C. parvicaudatus) and the ventricularity of the last whorl are further elements supporting the relationship between Conus tutus and Conus parvicaudatus.

I therefore believe that Conus tutus can be considered a descendant of Conus parvicaudatus, a fossil species present from the Lower Miocene, and that Conus tutus must be considered as a valid species, not related to Conus ventricosus.

 


 

La definizione del Conus tutus è basata su un esemplare rinvenuto in Libia. Monterosato lo descrive diverso dal Conus vayssieri e dal Conus ventricosus Gmelin. Lo associa invece al Conus ventricosus fossile (Bronn, 1831),  con la spira più arrotondata rispetto agli esemplari più frequentemente rinvenuti del Conus ventricosus vivente. Monterosato scrive che il Conus ventricosus Bronn sarebbe estinto, ma ritengo che anche quell'esemplare rientri nella variabilità del Conus ventricosus Gmelin.

La determinazione è chiara, anche grazie all'immagine da lui fornita. La questione è piuttosto capire la specie dalla quale il Conus tutus derivi. Considerare il Conus tutus come sinonimo del Conus ventricosus, come è oggi ancora indicato, significa non avere chiaro il fatto che lo stesso Monterosato non lo considerava collegato al Conus ventricosus Gmelin, ma ad un esemplare fossile, il Conus ventricosus Bronn, più ventricoso e con la spira più arrotondata.

Monterosato si è occupato di specie viventi, non fossili; mancandogli quindi sufficienti conoscenze sulle specie fossili, tra le quali ve ne sono di ben più simili al Conus tutus, non ha avuto la possibilità di riferirsi ad esse.

 


 

 

Fig. 1a: Conus tutus, mm. 25 x 18, MCR Museo Civico di Zoologia di Roma

Fig. 1b: Conus tutus, Tirreniano R. Calabria (on forum Natura Mediterraneo)

Fig. 1c: Conus ventricosus (Bronn, 1831), Lectotype MCZH 8231, mm. 54 x 32, Pliocene - Castell’arquato

 

 

 

 

Fig. 2

 

On the left and center: Conus tutus

Onn the right: Conus parvicaudatus var. taurotessellata Tav. III n. 27

 

 

 

 

Fig. 3

 

On the left: Conus tutus from Reggio Calabria

On the right and in center: Conus parvicaudatus Miocene – Slovacchia [AZFC N. 468-01]

 

 

 

 



Reference

 

·         (1) - Molluschi viventi e quaternari raccolti lungo le coste della Tripolitania dalling. Camillo Crema PEL MARCHESE DI MONTEROSATO

·         (2) - REVUE CRITIQUE DE ORGANE TRIMESTRIEL Publié sous la direction de Maurice COSSMANN avec la collaboration de MM. F. CANU,G. DOLLFUS,H. DOUVILLÉ, L. JOLEAUD, J. LAMBERT, P .LEMOINE, F. PRIEM, P. BÉDÉ. VINGT-DEUXIEME ANNEE NUMÉRO 1-2 JANVIER ET AVRIL 1918

·         (3) - (Bronn, 1831) “Italiens Tertiär-Gebilde und deren organische Einschlüsse.