Conus
aquitanicus (Mayer, 1858)
Conus aquitanicus (Mayer,
1858).
Coquille
conique-allongée, un peu grêle. Spire allongée, turriculée, scalariforme et
pointue. Dernier tour très-long, orné de lignes transverses jaunes assez distantes
et couvert, à sa base, de stries ondulées assez rapprochées. Bord libre arqué
et tranchant. Le Conus aquitanicus est une espèce très-distincte,
voisine du C. antediluvianus plus encore que du C. canaliculatus
(1), et différant des deux par sa forme plus élancée et par sa spire lisse à
angle obtus. Il est jusqu'à présent caractéristique de l'étage aquilanien et
s'y trouve assez souvent à Léognan (dans la carrière de Menou), à Mérignac, et
très-rarement à Larrieg, commune de Saucats, près Bordeaux(2).
Conchiglia conico-allungata, un po' slanciata. Guglia allungata, turricolata, scalariforme e appuntita. Ultimo tondo molto lungo, ornato da linee trasversali gialle piuttosto distanti e ricoperto, alla base, da striature ondulate piuttosto ravvicinate. Bordo libero arcuato e affilato. Il Conus aquitanicus è una specie ben distinta, più strettamente imparentata con C. antidiluvianus che con C. canaliculatus (1), e diversa dalle due per la forma più slanciata e per la spira liscia ad angolo ottuso. Finora è caratteristico dello stadio aquilano e si trova abbastanza spesso a Léognan (nella cava di Menou), a Mérignac, e molto raramente a Larrieg, comune di Saucats, vicino a Bordeaux(2).
Il Conus aquitanicus (Mayer, 1858) ha una conchiglia conica e allungata; la spira è allungata e turricolata, scaliforme ed appuntita; le spire sono concave e lisce, ma possono presentare dei solchi spirali. L’ultimo giro è molto lungo, ornato con linee trasversali ravvicinate, lungo le quali si susseguono corti e sottili tratti di colore rossastro; alla base sono presenti alcuni solchi, mentre il resto dell’ultimo giro è liscio; il labbro è arcuato ed affilato. Sull’ultimo giro, in alcuni esemplari, si possono intravedere due o più fasce trasversali, anch’esse di colore rossastro. Sulle spire, accostata alla carena è visibile una fascia di colore rossastro, che si interrompe in corrispondenza della carena stessa, di modo che la parte verticale della carena rimane di colore bianco. In corrispondenza della spalla, questa fascia si scompone in una serie di macchie rossastre di forma irregolare, poste a distanza abbastanza regolare una dall’altra. L’immagine ottenuta attraverso l’uso di luce UV e la rispettiva immagine invertita, consentono di apprezzare pienamente l’ornamentazione del Conus aquitanicus.
Secondo Venzo (10) il Conus aquitanicus (Aquitaniano – Langhiano) sarebbe la forma ancestrale del Conus dujardini del Miocene medio.
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Conus aquitanicus (1) |
Conus aquitanicus (3) MNHN F.A30831 |
Conus planiliratus (5) (Sowerby
I, 1850) |
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Conus aquitanicus (3) MNHN F.A30831 |
MNHN F.A30831 |
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Conus aquitanicus (Mayer,
1858) - mm.
28,9 x 13,4 Aquitaniano – Landes [AZFC N. 332-01] |
Conus aquitanicus (Mayer,
1858) - mm.
28,9 x 13,4 Aquitaniano – Landes [AZFC N. 332-01] |
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Conus aquitanicus (Mayer,
1858) - mm. 28,9 x 13,4 Aquitaniano – Landes [AZFC N. 332-01] |
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Conus aquitanicus (Mayer,
1858) - mm. 29,2 x 14,3 Aquitaniano – Landes [AZFC N. 332-04] |
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Conus aquitanicus (Mayer,
1858) - mm. 27,9 x 12,2 Aquitaniano – Saint Martin d'Oney [AZFC N. 332-07] |
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Conus aquitanicus (Mayer,
1858) - mm. 13,3 x 6,4 Aquitaniano – Landes [AZFC N. 332-02] |
Conus aquitanicus (Mayer,
1858) - mm. 13,3 x 6,4 Aquitaniano – Landes [AZFC N. 332-02] |
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Conus aquitanicus (Mayer,
1858) - mm. 13,3 x 6,4 Aquitaniano – Landes [AZFC N. 332-02] |
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Conus aquitanicus (Mayer,
1858) Landes mm. 35,4 x 17,0 [AZFC N. 332-06] |
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Conus dujardini - St. Martin
d’Oney (Landes) mm. 15,0 x 6,1 [AZFC 257-19] – mm. 15,3 x 6,3 [AZFC
257-20] Luteziano – Hemiconus bareti Aquitaniano – Conus aquitanicus Burdigaliano – Conus dujardini |
Conus dujardini - St. Martin d’Oney (Landes) mm. 15,0 x 6,1 [AZFC 257-19] – mm. 15,3 x 6,3 [AZFC
257-20] |
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Conus aquitanicus mm. 32,8 x 15,0 Aquitaniano – Landes
[AZFC N. 332-003] |
Conus aquitanicusmm. 29,2 x 14,3 Aquitaniano – Landes [AZFC N. 332-04] |
Conus aquitanicus mm. 28,9 x 13,4 Aquitaniano – Landes [AZFC N. 332-01] |
Conus aquitanicusmm. 27,9 x 12,2 Aquitaniano – Saint Martin d'Oney [AZFC N. 332-07] |
Conus aquitanicusmm. 13,3 x 6,4 Aquitaniano – Landes [AZFC N. 332-02] |
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Conus aquitanicus e Hemiconus bareti (Cossmann, 1896).
Alcune caratteristiche del Conus aquitanicus fanno ritenere
che questa specie sia in qualche modo collegata agli Hemiconus. E’ il
caso, ad esempio, dei solchi spirali presenti sulle rampe suturali del Conus
aquitanicus, assai simili, per numero, profondità e disposizione, a quelli
presenti nell’Hemiconus bareti dell’Eocene. Anche la colorazione sembra
essere un elemento comune all’Hemiconus bareti e al Conus aquitanicus:
in entrambe le specie, la colorazione dell’ultimo giro sembra essere rossastra
e abbastanza diffusa. Sull’ultimo giro di entrambe le specie, inoltre, sono
presenti linee spirali lungo le quali si susseguono grani appena accennati, la
cui distanza è simile in entrambi i casi. Anche in altri Hemiconus, come ad
esempio l’Hemiconus douvillei, l’ultimo giro è caratterizzato dalla presenza di
linee spirali sulle quali sono presenti grani appena accennati. Sulla spalla e sulle carene del Conus aquitanicus [AZFC
N. 332-01] si possono anche intravedere tracce di tubercoli. Poiché
l’esemplare [AZFC N. 332-01], è più simile per certi aspetti alll’Hemiconus
bareti e in generale agli Hemiconus, si può pensare che sia più
vecchio dell’esemplare [AZFC N. 332-04].
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Conus aquitanicus - mm. 28,9 x 13,4 Aquitaniano – Landes [AZFC N. 332-01] |
Conus bareti mm. 30,0 x 15,1 Eocene (Luteziano) – Nantes [AZFC N. 261-00] |
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Conus aquitanicus - mm. 28,9 x 13,4 Aquitaniano – Landes [AZFC N. 332-01] |
Conus bareti mm. 30,0 x 15,1 Eocene (Luteziano) – Nantes [AZFC N. 261-00] |
Conus aquitanicus (Mayer,
1858) e Conus desidiosus (Adams, 1854).
Pur essendo separati nel tempo e nella localizzazione, la
somiglianza tra il Conus aquitanicus e il Conus desidiosus è tale
da poter far supporre l’esistenza di un collegamento, anche se indiretto. Si
può osservare che l’ultimo giro del Conus desidiosus è caratterizzato
dalla presenza di fasce spirali di colore rosso, una in corrispondenza della
spalla ed una appena al di sotto della metà dell’ultimo giro. Anche l’ultimo
giro del Conus aquitanicus ha una colorazione rossa, anche se
probabilmente più diffusa sull’intera superficie, ma che sembra comunque
suddivisibile in fasce spirali. Come nel Conus desidiosus, anche
sull’ultimo giro del Conus aquitanicus sono visibili linee longitudinali
che seguono l’andamento delle linee di crescita e sono distanziate tra di loro
in moro irregolare. In entrambe le specie, la spira è conica e dal profilo
lineare, la sutura è abbastanza profonda ed irregolare, identica nell’aspetto.
In entrambe le specie, le spire sono piane o leggermente concave, con un
apparente rigonfiamento in corrispondenza della carena. Sia nel caso del Conus
aquitanicus sia nel caso del Conus desisiosus, sulle spire, accostata alla carena è visibile una
fascia di colore rossastro, che si interrompe in corrispondenza della carena
stessa, di modo che la parte verticale della carena rimane di colore bianco.
Sulla rampa suturale del Conus desisiosus si notano due linee spirali
nella parte mediana, analoghe alle linee spirali che nel Conus aquitanicus
sono però più numerose.
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Conus
aquitanicus
mm. 28,9 x 13,4 Aquitaniano – Landes [AZFC N. 332-01] |
Conus
aquitanicus
mm. 29,2 x 14,3 Aquitaniano – Landes [AZFC N. 332-04] |
Conus desidiosus (Adams, 1854) Olotipo |
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Conus desidiosus (Adams, 1854) Olotipo |
Discussione.
Il Conus aquitanicus, fin ad ora, è stato ritrovato
solamente in Francia, nella regione Landes. Per spiegare un possibile
collegamento con il Conus desidiosus, si potrebbe pensare di cercare una
specie che risalga ad un periodo precedente, quasi certamente l’Eocene, a
partire dal quale ci potrebbe essere stato il tempo sufficiente per una
diffusione verso sud di una o più specie derivate dall’antenato comune. Per
quanto riguarda la Francia, la ricerca potrebbe essere indirizzata verso
qualche specie di Hemiconus, data l’analogia di alcune caratteristiche
del Conus aquitanicus con gli Hemiconus. Dato che gli Hemiconus
più frequentemente considerati, tra cui anche l’Hemiconus bareti, visto
in precedenza, sono abbastanza diversi nella forma generale, si potrebbero
prendere in considerazione specie meno note, come ad esempio, l’Hemiconus
lennieri (Cossmann & Pissarro,
1901) o, forse ancora meglio, l’Hemiconus douvilei
(Cossmann & Pissarro, 1901) del Luteziano, la cui forma sembra avvicinarsi maggiormente a quella del Conus
aquitanicus. In aggiunta alla somiglianza della forma, si può considerare
che nell’Hemiconus douvillei l’ultimo giro è ornato con linee spirali
equidistanti, sulle quali sono presenti grani appena accennati, e che anche
sull’ultimo giro del Conus aquitanicus, come è possibile vedere in una
immagine dell’esemplare [AZFC N. 332-01], sono presenti alcune linee
spirali sulle quali si possono vedere grani appena accennati. L’Hemiconus
lennieri e l’Hemiconus douvillei, che ho indicato sopra, come altre
descritte da Cossman & Pissarro, sono stati rinvenuti nella Penisola del
Cotentin, in Francia.
Tuttavia, il collegamento tra il Conus aquitanicus ed il Conus
desidiosus potrebbe essere spiegato più semplicemente. Già Mayer, nella
descrizione che egli diede del Conus aquitanicus, fece notare la sua
somiglianza con il Conus canaliculatus (Brocchi, 1814), che potrebbe
essere una sorta di cugino del Conus aquitanicus, la cui presenza è
ampia in Italia ed è segnalata da Cossman anche in Francia, sulle Alpi Marittime,
nel Pliocene Inferiore e Medio (9). E’ molto facile, a questo punto,
confrontare il Conus canaliculatus con il Conus desidiosus ed
accorgersi di quanto si assomiglino. Proseguire con la
descrizione della somiglianza
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Terricciola [AZFC 246-09] |
Con riferimento all’Italia, la ricerca di un antenato del Conus
desidiosus e del Conus canaliculatus è più difficoltosa, ma potrebbe
essere indirizzata verso l’Hemiconus pendulus (De Gregorio, 1880), rinvenuto a San Giovanni
Ilarione, in provincia di Verona. Attualmente, gli strati di San Giovanni
Ilarione sono riferiti ad un arco di tempo compreso tra il Luteziano inferiore
e il Luteziano medio (Eocene medio).
Bibliografia Consultata